LAVORARE STRONCA (Le grandi storie di Al Broadbeancooked - II)
Jambo guardò i campi di terra smossa, si passò un braccio sulla fronte
scostando appena le falde e per un attimo rivide quella volta di un po'
d'anni prima. Ma non aveva importanza. Jambo, col suo nome da eroe del muto,
forse negro, certo con un gusto d'Africa e di regine bellissime nella
giungla. Guardò ancora, ma senza pensarci più. Riprese la vanga stretta tra
le mani, la sinistra davanti alla destra e piantò la lama tra le zolle, poi
fece forza con la suola, una spinta misurata, e sollevò due manate di terra
scostandola di lato, senza gettarla. Ripeté il gesto, ancora giù la lama,
senza perdere il passo, sollevò la terra e avanzò. Con una naturalezza usata
proseguì il lavoro riprendendo il ritmo e il filo dei pensieri. Avrebbe dato
un'occhiata al secchio del pozzo, se c'era modo di ripararlo, avrebbe
finalmente sistemato le bottiglie in cantina, dopo avrebbe chiesto consiglio
a Socrate per quei cilindri, ma più tardi. Intanto sollevò la schiena,
perché c'era qualcos'altro adesso, l'aria fresca di fine settembre gli
sembrò farsi più densa, come se ci fosse un odore, e c'era un odore
sgradevole in effetti, sembrava, e forse era proprio puzza di merda. Un
colpo di vanga ancora, ma era veramente una gran puzza di merda. Ma
incredibile. Sentì la massiccia zaffata di tanfo insultargli la faccia.
Merda, sicuro. Guardò verso sud oltre i filari, poi si concentrò per capire
meglio, il fosso verso l'argine del canale, le biolche di Barozzi, le
stalle, poi non distante alla sua destra vide un uomo secco che sullo
stradello sterrato si piegava in avanti e scattava per una cinquantina di
metri, non di più, e capì. Era Mennea e si era cagato addosso.
Ray Blair
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