mercoledì, giugno 21, 2006

LURID SCORPION

dedicato a Charles Willeford e Derek Raymond (ma non a Boris Vian) da leggersi ascoltando in cuffia “The stranger song” di Leonard Cohen Lurid Scorpion inforco’ l’uomo chiamato cavallo e galoppo’ verso il saloon di Pedro sul far della sera. Scorticando besughe e divaricando le pance di tre coyotes arrivo’ in prossimità delle luci di Tucson. Il cielo era una macchia di sangue e il giorno moriva di una giusta morte. La strada lastricata che portava al locale del messicano era gremita di lucciole, mentre le sputacchiere sparivano in ogni recesso di casa con la velocità del vento. La shooting room di Dennis esponeva una bara in ricordo di un antico frequentatore e forse nel presagio di un nuovo lutto a venire. Sarebbe venuto di certo Rocky Keach, lo stallone da monta della scuderia di Hinox Hogg, il quale nitriva nervoso sbavando verso lo straniero. Ma solo la mattina dopo, nell’atto procreativo che un contratto d’oro gli imponeva di espletare. Prima c’era la notte da passare, colma di trappole e paura, prima di approdare al di là del guado. Se si aveva sfortuna il guado era nei verdi pascoli. Con Manitu’ danzante felice sul tuo decesso. Era stato di notte, poche lune prima dell’estate che Lurid aveva perso la sorella scotennata, violentata e uccisa da Cavallo Pazzo e la sua banda di indiani drogati di rum e affamati di sesso. E Lurid, legato alla quercia secolare non aveva potuto che assistere impotente al misfatto fra urla e rantoli in cui il piacere era l’altra faccia oscena del dolore. La vendetta era l’unico piatto che gli interessava ormai, non frequentando piu'’le carte e mangiando parco il cibo della terra senza gusto. Legato l’uomo chiamato cavallo, da ora in avanti U.C.C. all’acquasantiera, fiuto’ l’aria e percepi’ il tipico odore rancido di orgasmi consumati in fretta. Rise della propria sorte e sfoderata la P.38 si appresto’ a varcare l’ingresso della Taverna delle puzzole solitarie. L’unica che al momento gli profumasse, oltre che di merda, anche e soprattutto d’oro. “Se ci provi sei fritto” gli sussurro’una vocina bianca alle sue spalle. “Con tua sorella ?” fu la pronta risposta del nostro piccolo bastardo nerovestito. Il pugno lo colpi’ in piena fronte, ma Lurid senza scomporsi, sparo’ un bel colpo nei testicoli a Big Size King, il pederasta albino a cui Lurid aveva ucciso il padre a Omha Beach. Da allora il suo nome si tramuto’ in Little Size King e nessuno lo cago’ piu’ tranne gli eununchi che lo proclamarono leader. “Posso finalmente entrare o qualcun altro vuole spaccarmi i coglioni di modo che l’unico risultato conseguibile sarebbe quello di trovarsi egli stesso con le proprie cosine tutte fantumate come una premuta d’arancio napoletana tipica delle baracchine di Secondigliano, ottenibile a modico prezzo?” Nessuno fiato’. Bisogna dire che quando Lurid voleva parlare chiaro, sapeva farlo bene. (1 – continua) Jhon “Abilene” Bottoms * * come in tutti i pulp che si rispettino anche Robert Eroica ha bisogno di uno pseudonimo.