mercoledì, giugno 21, 2006

LURID SCORPION

dedicato a Charles Willeford e Derek Raymond (ma non a Boris Vian) da leggersi ascoltando in cuffia “The stranger song” di Leonard Cohen Lurid Scorpion inforco’ l’uomo chiamato cavallo e galoppo’ verso il saloon di Pedro sul far della sera. Scorticando besughe e divaricando le pance di tre coyotes arrivo’ in prossimità delle luci di Tucson. Il cielo era una macchia di sangue e il giorno moriva di una giusta morte. La strada lastricata che portava al locale del messicano era gremita di lucciole, mentre le sputacchiere sparivano in ogni recesso di casa con la velocità del vento. La shooting room di Dennis esponeva una bara in ricordo di un antico frequentatore e forse nel presagio di un nuovo lutto a venire. Sarebbe venuto di certo Rocky Keach, lo stallone da monta della scuderia di Hinox Hogg, il quale nitriva nervoso sbavando verso lo straniero. Ma solo la mattina dopo, nell’atto procreativo che un contratto d’oro gli imponeva di espletare. Prima c’era la notte da passare, colma di trappole e paura, prima di approdare al di là del guado. Se si aveva sfortuna il guado era nei verdi pascoli. Con Manitu’ danzante felice sul tuo decesso. Era stato di notte, poche lune prima dell’estate che Lurid aveva perso la sorella scotennata, violentata e uccisa da Cavallo Pazzo e la sua banda di indiani drogati di rum e affamati di sesso. E Lurid, legato alla quercia secolare non aveva potuto che assistere impotente al misfatto fra urla e rantoli in cui il piacere era l’altra faccia oscena del dolore. La vendetta era l’unico piatto che gli interessava ormai, non frequentando piu'’le carte e mangiando parco il cibo della terra senza gusto. Legato l’uomo chiamato cavallo, da ora in avanti U.C.C. all’acquasantiera, fiuto’ l’aria e percepi’ il tipico odore rancido di orgasmi consumati in fretta. Rise della propria sorte e sfoderata la P.38 si appresto’ a varcare l’ingresso della Taverna delle puzzole solitarie. L’unica che al momento gli profumasse, oltre che di merda, anche e soprattutto d’oro. “Se ci provi sei fritto” gli sussurro’una vocina bianca alle sue spalle. “Con tua sorella ?” fu la pronta risposta del nostro piccolo bastardo nerovestito. Il pugno lo colpi’ in piena fronte, ma Lurid senza scomporsi, sparo’ un bel colpo nei testicoli a Big Size King, il pederasta albino a cui Lurid aveva ucciso il padre a Omha Beach. Da allora il suo nome si tramuto’ in Little Size King e nessuno lo cago’ piu’ tranne gli eununchi che lo proclamarono leader. “Posso finalmente entrare o qualcun altro vuole spaccarmi i coglioni di modo che l’unico risultato conseguibile sarebbe quello di trovarsi egli stesso con le proprie cosine tutte fantumate come una premuta d’arancio napoletana tipica delle baracchine di Secondigliano, ottenibile a modico prezzo?” Nessuno fiato’. Bisogna dire che quando Lurid voleva parlare chiaro, sapeva farlo bene. (1 – continua) Jhon “Abilene” Bottoms * * come in tutti i pulp che si rispettino anche Robert Eroica ha bisogno di uno pseudonimo.

martedì, giugno 20, 2006

Le grandi storie di Al Broadbeancooked - III

Uno, due, tre, quattro, come gli aghi di pino coperti di neve, cinque, sei, sette, il freddo punge la pelle e cristallizza l’umido, otto, nove, in geometrie ignote sulla schiena nuda, dieci. E un altro è andato. Essere arrivati fin lì e la sensazione, adesso, di poter perdere tutto. Nicholas Caine, che con la piccola Geena dai pantani di Greenbow, Alabama, aveva puntato i suoi quattro Dunlop verso nord, verso la micacea Pittsbourgh davanti ai cancelli chiusi delle acciaierie, lui ancora sull’asfalto e sulla bocca della gente perbene per quella presunta omosessualità di cui troppo s’era detto senza chiarire mai, Nicholas Caine, con i piedi nella neve. Un altro colpo: uno, due, tre e allora lui affidò senza una lacrima la piccola Geena a una badante negra e salpò clandestino su un cargo mediorientale, cinque, sei, contrabbando di alcol, si diceva, spremute di cedro o qualcos’altro, sulle coste del Libano. Nove. Porto di Beirut, molo n°84. Dieci. I passi si avvicinano e affondano con un crocchio morbido nella neve, di nuovo s’arrestano alle spalle di qualcuno, poi parte colpo durissimo, che tra gli abeti e le betulle intorno alla radura trova un’eco attutita dalla coltre bianca. Uno, due, tre e uscito dal container si ritrovò a Tripoli in un pomeriggio arancione di caldo polveroso, e cazzo se l’avevano incastrato. Sei, sette, dai, vediamo chi resta in piedi, otto, nove, dieci. Uno di meno, si disse così anche allora prima che le falangi maronite si occupassero di lui. Quello che accadde poi non è facile da ricordare: a pagina 100 c’è sicuro Batman, c’è Mennea, non ricorda a quale titolo, e c’è che da Tripoli volò ad Helsinki, con l’altoparlante che gracchiava un Heellsinnki spremuto e rotondo: questo lo aveva sentito e messo da parte, perché ora tornano solo i ricordi più superflui, tra i quali le estati a Deer Beach oppure Pirro appeso per un piede a una cancellata con una sporta di merda in mano. Così. E adesso eccolo Nicholas Caine da Greenbow, Alabama, le mani legate dietro la schiena, dietro la sedia, i muscoli tesi, i denti stretti. Colpito, l’altro. Uno, due, tre è questa sensazione di vulnerabilità che lo paralizza, come quando la Sitty scorreva con il dito sul registro per quelle domande sulle Twin Towers e quell’insegnante con il naso picassiano poi, che gli alitava sul collo e che forse lo aveva anche molestato, cinque, sei, Helsinki. Nell’infinito crepuscolo finlandese, il cielo, gli alberi, la pelle nuda e livida degli altri stronzi in mutande come lui, un circolo scelto, tutto s’era velato d’argento e azzurro, e poi il nero, il buio della benda, otto, nove, dieci. Dieci: è il momento, non ce sono altri, ma sarebbe di molto preferibile una sgugna su uno di quei tronchi coperti di licheni. I piedi nella neve, l’umido cristallizzato sulla schiena nuda gli disegna l’uno di Galli, il freddo che si insinua tra le dita, dentro le ossa e i polmoni, i denti stretti, le giunture bloccate, sa che tocca a lui ed il collo gli s’irrigidisce e non dovrebbe, non lo sente, non sente niente. Un bagliore rancido è un momento che non descrive perché la neve gli sta intorno adesso, sulla faccia e tra i denti, sente il freddo sulla barba che anestetizza l’orecchio, la benda umida sugli occhi, scaraventato a terra, tre, colpito, quattro, sull’orecchio sinistro come s’aspettava, cinque, troia ladra che male bastardi, sei, quello che c’è da fare quello che c’è da fare, sette, comincia a strappare a strappare il braccio destro che non si libera, otto, strappa il braccio destro lo strappa è fuori il polso la corda è sul palmo e strappa, nove, è fuori il braccio destro fa un arco laterale e solleva la neve s’inclina il tronco gira la testa, dieci. Ha già toccato la fronte. Brutti froci, voi e i vostri giochi del cazzo.

Ray Blair's Al Broadbeancooked

Ha raccolto il testimone del nostro Robert Eroica quando questi si presta full immersion al pianeta movie di CINEBILLO. Ci ha fatto ridere e piangere, ma soprattutto incazzare quando anzichè farsi interrogare faceva fuga a siderale distanza dall'aula dei suoi compagni furenti lasciati nella merda, nella roulotte in cortile. A casa sua. Ci ha fatto sfamare dal prelibato pollo della Lisetta, madre-martire di cotanto snaturato figlio, e divertire grazie al sommo Giuliano, padre che troppo poco, purtroppo, è riuscito a trasmettergli. Ci ha regalato pagine memorabili di poetico calcio, con quel tocco morbido e vellutato che lo ha sempre contraddistinto, così come l'intelligenza tattica unita ad un'inevitabile "schiena fredda" che lo faceva soggiornare sulla fascia sempre all'ombra. Ci ha donato una meravigliosa antologia di film hard (solo titoli però, tranquilla Chiara...) che hanno messo a dura prova i nostri voti di condotta al liceo (e tra poco, recuperati in un nascosto e polveroso cassetto ricompariranno su questi schermi...). E tanto altro ancora, da gustare e diffondere al mondo della rete. Insieme al grande Robert Eroica ha ricostituito la coppia d'oro di "maledetti geni" per troppo tempo spaiata; insieme al sottoscritto si è ricomposto, seppur a distanza di mail-commenti-blog-forum, il trio indissolubile dell'Argenta di fine anni '80 (sempre grazie al grande Jos). Avrei troppe vicende,troppi episodi da raccontare e forse un giorno, un pò alla volta lo farò. Per ora può bastare così, per presentare la nuova puntata della saga di Al, che tutti noi potremo vivere ricordando i deliri della nostra adolescenza, ma che tutti voi potrete amare parola per parola. E se non lo amate,cazzi vostri. Fuck off. Randall McM

Chiacchiera con i tuoi amici in tempo reale! http://it.yahoo.com/mail_it/foot/*http://it.messenger.yahoo.com

lunedì, giugno 19, 2006

LAVORARE STRONCA (Le grandi storie di Al Broadbeancooked - II)

Jambo guardò i campi di terra smossa, si passò un braccio sulla fronte scostando appena le falde e per un attimo rivide quella volta di un po' d'anni prima. Ma non aveva importanza. Jambo, col suo nome da eroe del muto, forse negro, certo con un gusto d'Africa e di regine bellissime nella giungla. Guardò ancora, ma senza pensarci più. Riprese la vanga stretta tra le mani, la sinistra davanti alla destra e piantò la lama tra le zolle, poi fece forza con la suola, una spinta misurata, e sollevò due manate di terra scostandola di lato, senza gettarla. Ripeté il gesto, ancora giù la lama, senza perdere il passo, sollevò la terra e avanzò. Con una naturalezza usata proseguì il lavoro riprendendo il ritmo e il filo dei pensieri. Avrebbe dato un'occhiata al secchio del pozzo, se c'era modo di ripararlo, avrebbe finalmente sistemato le bottiglie in cantina, dopo avrebbe chiesto consiglio a Socrate per quei cilindri, ma più tardi. Intanto sollevò la schiena, perché c'era qualcos'altro adesso, l'aria fresca di fine settembre gli sembrò farsi più densa, come se ci fosse un odore, e c'era un odore sgradevole in effetti, sembrava, e forse era proprio puzza di merda. Un colpo di vanga ancora, ma era veramente una gran puzza di merda. Ma incredibile. Sentì la massiccia zaffata di tanfo insultargli la faccia. Merda, sicuro. Guardò verso sud oltre i filari, poi si concentrò per capire meglio, il fosso verso l'argine del canale, le biolche di Barozzi, le stalle, poi non distante alla sua destra vide un uomo secco che sullo stradello sterrato si piegava in avanti e scattava per una cinquantina di metri, non di più, e capì. Era Mennea e si era cagato addosso. Ray Blair

mercoledì, giugno 14, 2006

Non ho più energie per infervorarmi per qualcosa. Marco P.

fro

SEGNALI DI STUPRO

La classe è molto stretta e comincio a sentirmi a disagio. Il mio compagno di banco capisce il mio imbarazzo anche se non puo’ intuirne le ragioni. La maestra sta parlando dello sbarco dei Mille e dell’eccidio di Bronte, con Nino Bixio a fare da Ponzio Pilato. Io fingo di ascoltare ma in realtà mi interrogo su altre cose. Questa mattina mi sono svegliato nel corpo di un bambino di undici anni. Io, che di anni ne ho trentadue, ho aperto gli occhi davanti ad un quaderno a quadretti. Nel frontespizio campeggiava quello che suppongo sia il mio nome: Sante Amurri. E sotto l’anno scolastico: 1971-72. Sfogliando le pagine ho visto, sotto equazioni di primo grado in serie, una sfilza di uno e tre segnati con l’inchiostro rosso. Per saperne di piu’ su quello che dovrebbe essere la mia storia mi basta allungare le mani sotto il banco e trovare un quaderno simile all’altro, solo con le righe al posto dei quadri. Scopro cosi’ di essere nato a Tivoli il 16 gennaio 1960 e di essermi trasferito a Catanzaro il 14 aprile del 1965. Mio padre Ugo fa la guardia penitenziaria e mia madre Stefania guida le corriere nel turno diurno. Ho un fratello, Igino, che, molto piu’ vecchio di me, ha scelto i voti ed è diventato prete, assolvendo da mesi la sua funzione a Mergellina. I miei genitori mi picchiano spesso, soprattutto mio padre e questo lo scrivo nei temini, ma sembra che alla maestra cio’ non interessi piu’ di tanto, visto che anche nel compito che immagino abbia consegnato ieri, erano presenti cinghiate e percosse inflitte dopo la cena di sabato. Ho superato l’intervallo standomene in disparte e parlando solo di tanto in tanto con Gino il bidello, dell’”Uomo ad una dimensione” di Marcuse e dei romanzi di Thomas Berger, lasciandolo interdetto. Una mia piccola inutile vendetta nei confronti dell’ignoranza dei semplici. Ora sto in questo banco stretto e piccolo, anche se è comunque adatto alla mia condizione di bambino, che spero solo temporanea. Indosso come gli altri un grambiule blu cobalto, un colore vomitevole che dona all’insieme l’uniformità tipica delle masse senza coscienza. Nel momento in cui spremo le meningi per sfruttare a mio vantaggio una conoscenza della Storia seppure sommaria, suona la campanella. Mi appresto a uscire ma una mano lieve mi sfiora la schiena e mentre i miei compagni sono già scomparsi, la maestra, una rachitica donnicciola sui trentotto-quaranta mi chiede, sfoderando un pessimo sorriso di pura fiele se domani posso trattenermi anche dopo l’orario, per ripassare assieme la storia degli Stati Uniti. E nel frattempo, estratto “Time” mi mostra una foto delle Torri Gemelle di New York chiedendomi se mi piacciono e se mi ricordano qualcosa che ho anche io, soprattutto la mattina. Poi mi congeda applicandomi un buffetto sulla guancia. Varco l’uscio senza sapere dove andare. Che faccio adesso ? Dove sarà la mia casa ? Cosa succederà domani con la maestra ?Robert Eroica

martedì, giugno 13, 2006

C'E' SEMPRE TROPPO CINEMA NELLA MIA FANTASIA_____Poeta Pacchio

Vorrei

incontrarti un giorno
dopo tanto tempo
fermarti
con un’occhiata per strada
di quelle che ti fulminano
vedere che mi sorridi
e guardi anche tu
rimarrei
immobile a riguardarti
puntando il mio sguardo sui tuoi occhi.
Dirti ciao…
…io mi chiamo Alberto
beviamo una cosa?
Tu rispondi… ciao
Dai offro io
…solo 5 minuti (ci sediamo)
…perché ridi?
Conosciamoci…
Cosa fai?
Come mai a Modena?
Studi ancora?
Io sono Baccelliere (poi se hai tempo un giorno ti spiego).
Parlarti
E guardare in giro, la gente, la strada là fuori
Dal bar
ascoltarti
e ispezionarti tutta
facendo finta di sentire ciò che dici
tanto ti direi sempre di sì
mentre sento il tuo profumo
in quel vestito scollato
dove ora c’è tutta la mia vita…
…ma c’è sempre troppo cinema nella mia fantasia…
…e c’è poca fantasia nel cinema.

domenica, giugno 11, 2006

SCONOSCIUTO INTELLIGENTE

Ieri sera siamo andati alla festa del risotto a Villimpenta. Tardi, per evitare un pò di casino. Paese piccolo, di campagna, stradine e cortili occupate da centinaia di auto parcheggiate ovunque. Scatta la ricerca del posto; gira e rigira, dietro un angolo c'è una mamma con un passeggino, a fianco di una macchina grigia che il marito sta aprendo. Ci vede, ci fa un cenno: "Stiamo andando via!". Ringraziamo un pò smarriti, ci spostiamo per favorire l'uscita, aspettando una lenta apertura del baule per caricare il passeggino-slacciare la cintura al bimbo,prenderlo in braccio-caricarlo in macchina-cinturarlo-chiudere il baule-salire in auto-chiudere tutto-manovrare-uscire. Attese prevista: i soliti 4-5 minuti da imbranato cui si è sottoposti ogni santo giorno, ma siamo già più che contenti così. E invece, dopo un cenno d'intesa col nostro Ing., il padre esce dal passo lasciando libero il posto per permetterci di entrare mentre lui può continuare la manovra di carico-scarico nella piazzola a fianco. Miracolo. Rimango basito e osservo con ammirazione la manovra, mentre anche noi sistemiamo l'auto al meglio. mi viene voglia di scendere a ringraziarlo ma se n'è già andato. Il profumo del famoso risotto mantovano già si fa sentire,insieme a qualche stonata nota di liscio. E' il primo sconosciuto intelligente che incontro nel 2006._________Randall McM

giovedì, giugno 08, 2006

L'economia si impenna!!!!

href="C:\Documents and Settings\UT03142\Documenti\Immagini\Mercato.jpg"> L’economia italiana e’ in ottime mani. Come si vede uniamo la qualità manifatturiera italiana ad una badilata di cultura!

mercoledì, giugno 07, 2006

MAURI'S BLOG

Vorrei esordire su questo splendido blog, parlando dei play off. Mantova-Modena. Ringrazio i ragazzi x l’impegno profuso, la curva x la presenza a Mantova e sottolineare che se Super Bucchi avesse realizzato il rigore, la partita cambiava….ma purtroppo non lo sapremo mai. Complimenti a Gasparetto (scuola Juve) x il gol che comunque non gli riuscirà mai +. Faccio i complimenti agli sportivissimi mantovani, che quando sono in vantaggio, o giocano x pareggiare, fanno sparire i raccattapalle e i palloni, sono facili a sceneggiate a terra come colpiti da un treno in corsa, x perdere tempo, degni di ogni squadra del sud inaspettatamente in vantaggio sul campo di una squadra + forte. Ma questa del resto è la scuola Guidolin, di cui Di Carlo è un discepolo…sottolineo poi la deficitaria prova di questalatoccopiano Amerini, e di tirincorrotantonontiprendo Pivotto, x spiegare, oltre al fatto di non aver offerto una gran prestazione, il perché purtroppo la finale col Torino non ci riguarda. E dirò di +! Questo Mantova secondo me va in Serie A! è in condizione e ha quel pizzico di culo che serve sempre. Vediamo se sono un buon profeta…. A presto x i mondiali imminenti. Dedico a tutti Grazie Ameri di Elio e le storie tese e….fo

lunedì, giugno 05, 2006

CALCIOPOLI A GO-GO...

Riporto da altri blog, affinché tutti siano a conoscenza delle proporzioni dell'incresciosa vicenda Intercettazioni sui noti accadimenti del 5 Maggio 2002: 3 maggio 2002, ore 19,44: MOGGI: Hey Brindellone alto, domenica vincete facile, complimenti! FACCHETTI: Ma la smetti di chiamarmi Brindellone? E poi domenica sì, credo sia il nostro giorno, grazie per i complimenti! MOGGI: Dai Brindellone, alla fine ve lo siete meritato. A proposito: posso chiederti un ultimo favore a noi sconfitti? FACCHETTI: Certo Luciano, dimmi pure. Meritate l'onore delle armi. Chiedi. MOGGI: Grazie Brindellone sei un amico e un grande dirigente: senti, siccome noi della Gea vorremmo affiliare quel terzino sinistro, quel Greppo.. FACCHETTI: Gresko, Luciano, si chiama Gresko. MOGGI Ecco Brindellone, siccome noi della Gea vorremmo affiliare quel Greppo, non è che potreste metterlo in campo domenica all'Olimpico? Così si mette in mostra nel giorno dello scudetto e l'anno prossimo varrà molto di più. A proposito, complimenti per lo scudetto in arrivo e per l'acquisto di Greppo, gran giocatore. FACCHETTI: Ma certo, lo dico subito a Cuper. E i tuoi complimenti mi fanno immenso piacere. In fondo sei un avversario onesto. Magari un giorno lavoreremo insieme. Sai che il presidente ti stima. MOGGI: grazie Brindellone, mi piacerebbe molto lavorare con voi. E mi raccomando per Greppo... Bravi per lo scudetto! 4 maggio 2002, ore 15,13: MOGGI: Hey Gigi, ma chi mi hai mandato a Roma? PAIRETTO: Va De Santis, tranquillo. MOGGI: Ma quale De Santis: io qui vedo Paparesta. PAIRETTO: cavolo allora De Santis dev'essere stato male, non lo sapevo, ora mi informo. Intanto la Ferrari? Quando arriva? MOGGI: Hey Gigi falla finita di prendermi per il c... Qua gli arbitri si sentono sempre tutti male. Allora devo far cambiare ricette a mia moglie, De Santis ieri era a cena qui e stava benissimo. Quando è stato male? Stanotte? La Ferrari tutto a posto, tranquillo. PAIRETTO: Dai Luciano ora mi informo, davvero, scusami. E poi dai che anche Paparesta è dei nostri. MOGGI: Guarda te lo auguro. Sennò niente Ferrari. PAIRETTO: Vedrai che domenica va tutto bene. Tu pensa a sentire Facchetti.. MOGGI: E chi è Facchetti? PAIRETTO: Dai il Brindellone alto. E mi raccomando la Ferrari. MOGGI: AH, Brindellone alto. Tutto a posto. Gioca Greppo. La Ferrai la avrai domenica sera. 4 Maggio, ore 21.30: MOGGI: Hey Pobboschi, sono Moggi. POBORSKI: Salve direttore, come mai mi chiama? MOGGI: Era tanto tempo che volevo dirti una cosa: mi sei sempre piaciuto come giocatore. Molto meglio di Pavel. Sei un grande. POBORSKI: non lo sapevo Direttore, due anni fa potevate prendermi gratis e avete preferito Esnaider.. MOGGI: Credimi, eri troppo forte per quella Juve. Domani vengo a vederti. Se giochi come sai, mi sa che ti faccio un quinquennale miliardario e ti faccio conoscere una segretaria pazzesca che sta in FIGC. POBORSKI: Mister grazie, sono commosso. Ho 32 anni, un quinquennale miliardario, la Juve, la segretaria. Domani ce la metto tutta. MOGGI: te lo meriti. Vai a dormire, preparati! 4 maggio 2002, ore 23.30. MOGGI: Hey Greppo che combini? GRESKO: Salve Direttore mi chiamo Gresko, non Greppo. Stavo dormendo, sa, mi ha detto Facchetti che domani gioco MOGGI:CHi è Facchetti? GRESKO: IL brindellone alto, direttore! MOGGI: Domani giochi? Bravo, vedi che sei forte? Ho detto a Poborski di non impegnarsi, tutto a posto. Vai tranquillo. E poi hai anche Recoba sulla fascia che ti aiuta. GRESKO: Io e Recoba a difendere la fascia? Andrà tutto bene. Grazie per l'augurio, Direttore, è una persona per bene. MOGGI: Senti Greppo, un'altra cosa. Io sono lì vicino al vostro ritiro, ora. Sono con una segretaria pazzesca della FIGC che stravede per gli slovacchi. Vorrebbe conoscerti, ora. GRESKO: Certo direttore, me la mandi ora. Tanto domani c'è anche il Chino che mi aiuta sulla fascia. Grazie ancora, e vada a dormire. Per me la notte comincia ora!!! Yuppiiiii!!! MOGGI: Notte Greppo. Fammela divertire, mi raccomando. 5 maggio, ore 13.30: MOGGI: HEy Giraudo tutto a posto. Gioca Greppo, Pobboschi è scatenato, e Gigi ci manda Paparesta che è d'accordo. GIRAUDO: Se Paparesta è sveglio non espelle Gresko e ce lo lascia in campo tutta la partita. 5 maggio, ore 15.52: Intervallo delle partite.. MOGGI: Hey Cragnotti lo sai che sei davvero una persona per bene? CRAGNOTTI: Grazie Direttore, ma oggi mi sa che facciamo vincere l'Inter, sa, siamo gemellati... e mi ha chiamato Facchetti.. MOGGI: Chi è Facchetti? CRAGNOTTI: Dai Luciano, è il Brindellone, quello alto. Dice se li aiutiamo. Siamo d'accordo. Ma non riusciamo a farli vincere... C'è Poborski che sembra rinato e Gresko che dorme su quella fascia. MOGGI: Cragnotti, sei davvero un grande. E poi credo che tu non voglia che io dica tutto sui guai che hai combinato, sai, la Cirio, ecc. E di quella notte con la segretaria della FIGC. Vero? Sono tutte cose che il Brindellone non sa, ma io sì. CRAGNOTTI: Sai che ora che ci penso noi se vinciamo andiamo in UEFA direttamente? Mi hai convinto Luciano! Ci sentiamo dopo. E salutami quella segretaria, non era niente male. 5 MAGGIO, ore 17,32 MOGGI: Gigi, abbiamo vinto!!!!!!! PAIRETTO: Trionfoooo!!!! Juve, Juve!!! Io di te non mi stanco sei la cosa più bella che c'è: alessandro del piero alè! MOGGI: Grande Gigi, ora ti saluto, ci sentiamo l'anno prossimo: mi raccomando, mandami Pieri al Berlusconi. PAIRETTO: ma che te frega ora dell'arbitro del Berlusconi? Comunque Luciano, forza Juve, e... non per essere invadente ma.... la Ferrari? MOGGI? Ha vinto, ha vinto anche Schumacher. Addio. 5 MAGGIO, ora 18.21 FACCHETTI: Gresko ma che c..., hai fatto? sembravi addormentato caz.., ma hai dormito stanotte? Sembri ubriaco, ma ti sei rincogl...? GRESKO: scusi Brindellone, è vero, non sono stato all'altezza.. FACCHETTI: scusami Gresko come mi hai chiamato? GRESKO: Ehhmmm... Presidentissimo Facchetti, mi pare. FACCHETTI: no, mi hai chiamato Brindellone. Come mi chiama sempre quel maledetto... ma quindi... hai parlato con lui... quindi.... ora capisco.... ecco chi era......... quella donna che entrata stanotte... la solita segretaria, quella di Ceccarini! nooooooooooooooooooooooooooooo!!!!! (Per un pir un pom e un persegh, per na brugna e na rumleina, nueter som dla ghirlandeina, nueter som da rispeter!!)



domenica, giugno 04, 2006

Ho fatto un sogno cazzo. Juve in b, fiorentina -3 punti, lazio - 5.

to

Cavezzo.Mercato. Ma ti rendi conto dell'aberrante fauna che c'è in giro?



Decoupage or death

Alessia & Donata